Mou faccia a faccia con Moratti: ora più fatti e meno parole


La battosta subita dal calcio italiano nell’ultima tornata di Champions League ha lasciato l’amaro in bocca agli sportivi e spento le illusioni di chi, come l’Inter, aveva sperato di poter finalmente brillare in Europa. I nerazzurri di Mourinho sono naufragati sotto i colpi del Manchester United e le attese riposte sul nuovo corso di marca portoghese si sono spente, tanto da gettare un'ombra sullo stesso futuro in nerazzurro del tecnico. Resta solo molta delusione, un nuovo progetto da costruire (pensando ancora una volta al domani) e il ricordo di una notte amara all’Old Trafford, caratterizzata da una eliminazione e dalla storia di un pugno marca Mou tirato a un tifoso.
Davvero poco, per esserne felici. L’Inter è stata buttata fuori dai Diavoli rossi e il tecnico e la sua squadra sono finiti sotto la lente della critica. Inevitabile del resto. Moratti aveva voluto lo Special One al posto di Mancini soprattutto per dare nuove chance al suo club in campo europeo. Invece il team di Mou non è riuscito ad accedere ai quarti di finale della Champions. Un po’ quello che è successo nelle edizioni precedenti. E’ vero, resta il predominio in campionato che difficilmente potrà venir meno, se non per incredibile annichilimento psico-fisico degli interessati, ma è vero che uno degli obiettivi principali di questa stagione è saltato. Così i tifosi nerazzurri si dividono.
C’è chi rimpiange il Mancio osservando che lo Special non ha portato nulla in più all’Inter, e chi vuole concedergli più tempo per plasmare la propria squadra. Lo stesso presidente nerazzurro – dicono – ha lasciato l’Old Trafford notevolmente contrariato, dichiarando però ai microfoni di Inter Channel che “il calcio a volte è spietato ma, detto tra noi, il Manchester è molto forte”. Una analisi che mette in rilievo la superiorità dell’attuale calcio britannico: “Le squadre inglesi hanno dimostrato di avere avuto un’evoluzione superiore a quella del calcio italiano, sia per la tattica sia per la qualità dei singoli giocatori”. E forse qualcosa di vero c’è, visto che – a ben vedere – nelle ultime due edizioni di Champions League gli inglesi hanno collocato tre squadre su quattro in semifinale. Un quadro che potrebbe ripresentarsi anche quest’anno. Il calcio italiano, negli anni scorsi, ha retto il confronto attraverso il Milan, fino a quando la vecchia guardia ancelottiana ce l’ha fatta. Ma ora sono dolori e dovremo attrezzarci per recuperare il gap. Forse ha ragione Galliani che parla di “stadi non adatti e causa di ricavi bassi”, mancanza di programmazione e finanziamenti. O forse chi pensa che i club italiani puntino troppo sui grandi campioni stranieri e poco sui giovani talenti fatti in casa. Tuttavia il 3-0 rifilato all’Italia dall’Inghilterra nei tre confronti (Juve-Chelsea; Inter-Manchester; Roma-Arsenal) degli ottavi di Champions richiede comunque una profonda riflessione.
Certo bisogna considerare che la supremazia dei Red (ed anche quella di Chelsea e Arsenal) non è stata schiacciante e che la fortuna ci ha messo poco di suo a favore dell’Inter, ma non è una ragione per ritenersi soddisfatti. Per non correre ai ripari. “Abbiamo risposto con molta dignità, giocato bene, ma abbiamo sbagliato reti che fuori casa non si possono sbagliare”, ha affermato Moratti. Lasciando però trapelare qualche insoddisfazione per il gioco della ex “invincibile armata”. “Abbiamo avuto 5 palle gol e non ne abbiamo sfruttata nemmeno una, altrimenti avremmo potuto pareggiare”. Una traccia di delusione per l’operato della banda Mourinho che cerca di nascondere dietro un consequenziale “comunque il Manchester merita di essere campione del mondo”. Moralmente – secondo lui – l’Inter non può sentirsi in colpa perché “ha fatto la sua partita”. Meglio pensare a vincere quest’altro scudetto, dunque, e seminare per il futuro riguardo all’Europa.
E Mourinho? Da questo punto di vista lui ha già annunciato di avere le idee chiare. “Questa squadra ha bisogno di qualcosa in più per crescere – ha dichiarato – Dirò al presidente ciò che ci serve”. Durante il faccia a faccia che si svolgerà tra i due, il presidente potrebbe però ricordare all’allenatore che Mancini (quello brasiliano, ovviamente), Quaresma ed anche Muntari erano stati richiesti da lui. Inutile dilungarsi a ritirar le somme. Basta ricordare com’è finita con Quaresma e valutare l’apporto degli altri in questa stagione. Inutile dire che lo scambio di vedute in camera caritatis tra tecnico e presidente avrà davvero tanta importanza per il futuro della squadra ma anche dello “speciale numero uno” al quale, d’ora in poi, saranno richiesti – come ha fatto notare il saggio Sandro Mazzola – molti più fatti e meno parole.

I. Dessì \ tiscali
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