Quarantaquattro anni senza Coppa Campioni, ops oramai
Champions League. E' questa la triste ma, inattaccabile, statistica che condanna tutti i tifosi nerazzurri ad ammirare in bianco e nero le immagini dell'ultima coppa dalle "grandi orecchie" che ha varcato la sala dei trionfi di via Durini.
Poi il nulla, tante illusioni, ma soprattutto molte, moltissime delusioni. Basti pensare alle ultime quattro edizioni che hanno visto uscire malamente i nerazzurri prima ai quarti (contro il non irresistibile Villarreal) e poi per tre edizioni di fila agli ottavi. Milanisti e juventini, nel frattempo, si divertono infierendo sul malcapitato amico o collega interista con frasi ad effetto ("sono interista ed esco sempre agli ottavi"), simpatici video o vignette che spopolano sui maggiori social network del momento.
Il povero interista non può nemmeno aggrapparsi alla convincente prestazione messa in luce a
Manchester, e non può far altro che fidarsi del santone portoghese arrivato la scorsa estate a Milano proprio per provare a vincere la tanto agognata Coppa cosa che a lui è già riuscita per altro con il Porto. Il primo tentativo è andato male, ma il santone lusitano ha tranquillizzato tutto il popolo nerazzurro: "Io e la società stiamo già progettando la squadra per l'anno prossimo: la rosa è buona, ma per vincere la Champions servono i campioni".
Eccoci dunque al punto: la Coppa Campioni si vince con i Campioni. Ma l'
Inter non li ha? O ne ha pochi? O sono "finti campioni"? Il problema però è un altro: Mourinho a quanto pare non vuole più allenare la squadra di Mancini. Per restare a Milano, il portoghese vuole almeno 3-4 innesti di assoluta qualità. Ma Moratti dove può trovare le montagne di euro necessarie per accontentare il santone portoghese?
Una soluzione, forse paradossale, c'è: per vincere la Coppa Campioni, si vende il Campione numero uno della rosa e si costruisce la squadra che vuole il mago lusitano. Perché no? Vendere
Ibrahimovic e acquistare 3 o 4 campioni. Bestemmia! Vendere Ibra? Ma come.... Non è la stella indiscussa dell'
Inter? Non è uno dei giocatori più forti al mondo? In casa Inter non sono anni che si sponsorizza lo svedese come prossimo vincitore del Pallone d'Oro?
Già, ma si parla sempre del prossimo. Ed è proprio questo il punto. Ibra è sicuramente un grandissimo campione, ma non un fenomeno. O meglio: lo svedese è decisivo in Italia, ma in Europa si trasforma. Un po' come "dottor Jekyll e mr. Hyde". Quando parte la musichetta della Champions, l'attaccante cresciuto nei vicoletti di Malmoe diventa un giocatore qualsiasi, anzi un attaccante con una preoccupante idiosincrasia verso il gol. In Svezia, con la maglia della sua nazionale, dicono abbia esattamente lo stesso problema. Un'allergia impressionante, incomprensibile, ma testimoniata dalle zero reti messe a segno nelle 16 presenze nella fase a eliminazione diretta della massima competizione europea. E non si parla solo di Inter, ma anche di quando
Ibra vestiva la maglia dell'Ajax, prima, e della
Juventus, poi.
Il prossimo 3 ottobre, lo svedese compirà 28 anni, non molti ma neppure pochi; il suo ginocchio solo un anno fa aveva cominciato a lanciare i primi segnali di pericolo, e in Europa ci sono ancora molti club disposti a fare follie per acquistarlo: ecco tre valide motivazioni che potrebbero spingere Moratti a vendere
Ibra. Una mossa a sorpresa, impensabile fino a pochi mesi fa, un po' pazza forse: ma d'altronde l'Inter è una squadra pazza. Lo dice anche l'inno nerazzurro. Una scelta coraggiosa, fuori dagli schemi, ma probabilmente necessaria se Moratti vuole finalmente emulare papà Angelo in Europa e nel mondo. C'è solo un piccolissimo rischio: cosa succederebbe se Ibra lasciasse veramente Milano andando poi a vincere la Champions con un'altra maglia, magari quella del
Barcellona...?
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