Champions League - Sveglia Spalletti: "Bel gioco? Conta vincere"

Il tecnico della Roma carica la squadra in vista del match con l'Arsenal: l'unica cosa che importa è arrivare ai quarti di finale rimontando il ko dell'andata di Champions

Giocano bene. A volte benissimo. Forse troppo. Luciano Spalletti se l'è sentito dire fin troppe volte parlando della sua Roma. E stessa sorte è toccata all'avversario di turno, Arsene Wenger. Giallorossi e Arsenal sono tra le formazioni che propongono il miglior calcio a livello europeo. Peccato che quando si tratta di venire al sodo molto spesso le bollicine di champagne finiscano per perdersi nell'aria. Spesso, non sempre. Di certo non ora. Questo, almeno, sembra pregare Spalletti. Il tecnico romanista ha voluto mettere in chiaro tale aspetto in vista del ritorno degli ottavi di Champions, quando i suoi dovranno rimontare l'1-0 subito a Londra.
"E' un passaggio fondamentale della stagione - ha dichiarato in conferenza stampa - Dal mio punto di vista arrivo carico al punto giusto perché ho fiducia nei ragazzi. Quando i miei hanno giocato partite di questo livello hanno sempre dato la risposta che ci aspettavamo. Questo mi dà serenità. Poi in questi quattro anni di partite importantissime ne abbiamo giocate molte. E questa è una di quelle. Non mi interessa più il fatto che la squadra giochi bene. Di avere gioco e risultato in una partita non mi interessa più. Mi interessa fare come fanno un po' anche gli altri: andare dritto per dritto all'obiettivo e portare a casa il risultato". Chiaro, anzi chiarissimo. Sincero, forse, un po' meno. Perché pensare che la squadra di Spalletti rinunci a quanto seminato da tre anni e mezzo a questa parte pare onestamente difficile.
Di certo, però, dovrà essere una Lupa grintosa all'impossibile. Capace di avere la meglio sui Gunners anche, se non soprattutto, con la forza dei nervi. Quella fisica, infatti, sembra in riserva. E l'infermeria è satura. Mancheranno lo squalificato De Rossi e gli infortunati Cassetti, Perrotta e Cicinho. Doni, Juan, Totti e Vucinic stringeranno i denti. Mexes giocherà nonostante la febbre, Aquilani si è bloccato nella rifinitura e rischia di andare in panchina, mentre Pizarro sarà in dubbio sino all'ultimo per un posto da titolare. Situazione tutt'altro che allegra, che imporrà a Spalletti di decidere all'ultimo. Ben diverso, invece, pare essere il clima sull'altra sponda, quella londinese. Il successo dell'andata ha sbloccato i Gunners, tornati a segnare con frequenza (6 gol nelle ultime due partite, anche se contro avversari decisamente abbordabili) e finalmente con un numero accettabile di indisponibili.
All'Olimpico mancheranno l'ex interista Silvestre, così come le stelle Fabregas e Adebayor. Eduardo e Walcott sono tornati in squadra e sono pronti per giocare uno spezzone nella ripresa, mentre Kolo Touré e Gallas hanno pienamente recuperato e partiranno titolari al centro della difesa. Forse per questo, il tono delle parole di Wenger è ben diverso da quelle di Spalletti. Il francese non cambierà il proprio approccio di una virgola. "Dobbiamo andare in campo e fare il nostro gioco - ha dichiarato - E' molto importante attaccare e segnare un gol. Perché la Roma gioca sempre un gran calcio offensivo e permettere loro di fare quello che preferiscono per 90 minuti non è il massimo". Sagge parole. Del tutto prive di pretattica.
Sarà perché i favori del pronostico sono dalla sua? Potrebbe essere. Anche perché guardando ai precedenti storici c'è da tremare (in ottica romanista). L'Arsenal ha vinto tre delle ultime quattro trasferte in Italia, tra cui un 3-1 alla Roma nella Champions 2002/03 e il 2-0 di San Siro contro il Milan degli ottavi di un anno fa. Solo una volta i Gunners non si sono qualificati dopo aver vinto in casa nell'andata di una competizione europea, contro il Valencia nel 2000/01. Di segno opposto la storia giallorossa. La Roma non passa un turno a eliminazione diretta contro un'inglese dal 1999 (sedicesimi di Coppa Uefa contro il Newcastle) ed è stata buttata fuori dalle ultime due edizioni di Champions sempre da una britannica. Ma, almeno, erano i quarti. E dall'altra parte c'era il Manchester United. Forse ha davvero ragione Spalletti. Meglio pensare solo e soltanto a vincere.

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