Coppa UEFA - Quagliarella illude, Diego spegne il sogno

L'Udinese esce dai quarti di finale della Coppa Uefa, ma lo fa a testa alta: i bianconeri chiudono il primo tempo sul 3-1 contro il Werder (1-3 anche all'andata), ma poi Diego e Pizarro spengono i sogni dei friulani

E' durato un tempo il sogno di qualificazione dell'Udinese di Pasquale Marino: dopo l'1-3 dell'andata, era 3-1 anche al Friuli, grazie a un Quagliarella (due gol di gran bella fattura per lui) finalmente concreto, dopo i primi 45'. Diego però è un campione, e non manca di ricordarlo a tutta Europa: il brasiliano, in dubbio sino all'ultimo per un problema muscolare, gioca e segna un'altra doppietta, dopo quella del Weserstadion, (anche se si fa parare un calcio di rigore) e mette definitivamente fine alle mire di semifinale degli uomini di Marino. Pizarro fissa il risultato sul 3-3 e nega all'Udinese anche una vittoria che sarebbe stata anche meritata.
L'Udinese affronta la sfida più importante della sua stagione senza Di Natale (infortunato di lungo corso) e Pepe, che parte dalla panchina per un problema alla caviglia: al suo posto c'è Floro Flores, fresco autore di una doppietta in campionato contro la Reggina. Per il resto formazione confermata, con il tridente Sanchez-Quagliarella-Floro Flores.
Se Pepe non recupera, invece Diego sì: il mattatore della gara d'andata (doppietta fantastica per lui) ha recuperato da un indolenzimento muscolare alla coscia destra subito in settimana ed è pronto a posizionarsi alle spalle dei due arieti Pizarro e Hugo Almeida. Schaaf conferma l'undici dell'andata con un unico cambio: Pasanen rileva Boenisch nel ruolo di terzino sinistro.
La partita è bella sin dalle prime battute: sulla fascia sinistra il frizzante Sanchez da' del filo da torcere allo statico Pasanen. Le squadre, dopo qualche minuto di studio, si affrontano a viso aperto e le occasioni non mancano: l'Udinese preme molto e al 15' trova il gol del vantaggio con Inler. Lo svizzero riceve palla da Asamoah sui 35 metri, si gira e fa partire un destro potente e preciso che si infila sulla destra di Wiese.
Dall'altra parte però c'è un gran campione e risponde al nome di Diego: il brasiliano al 28' è letale quando Zapata esita al limite dell'area, Diego ne approfitta e dopo una pregevola piroetta su Felipe, fulimina Handanovic con una conclusione imparabile. Le emozioni si susseguono e l'Udinese è pienamente nel match: passano appena due minuti e i bianconeri riagguantano il vantaggio: Quagliarella, che nella gara d'andata aveva fallito svariate occasioni, si dimostra più preciso quando beffa Wiese in uscita con un perfetto pallonetto.
L'inerzia del match è nelle mani dei friulani e si vede: il Friuli spinge, vuole il 3-1 e il gol arriva. E' il 38' quando Quagliarella finalizza al meglio una bella combinazione con Inler. Il centravanti bianconero infatti è bravissimo a girarsi e far partire una bella conclusione di demi-volée mancina che coglie impreparato Wiese: la palla si infila nell'angolino basso e lo stadio può esultare. E' il 3-1 dell'Udinese!
La ripresa comincia come si era chiuso il primo tempo: i padroni di casa che non smettono di premere e al 54' vanno vicinissimi al punto del 4-1. E' il solito Quagliarella, imprendibile per Naldo e Mertesacker, a creare grattacapi: si libera al tiro, ma il suo destro rasoterra passa solo vicino al palo destro della porta del Werder. Al 60' arriva invece l'episodio che cambia il volto al match: Handanovic si supera su Almeida ma non può nulla sulla ribattuta di Diego (sempre lui!) che mette in gol di testa. Per l'Udinese è una mazzata inattesa, che taglia di fatto le gambe alla rimonta.
I bianconeri non mollano un millimetro però e prima con Pepe (rasoiata a fil di palo) e poi con Asamoah (palo di sinistro) sfiorano il punto del 4-2; la sorte è avversa però e al 71' l'arbitro decide per un calcio di rigore in favore del Werder (Domizzi atterra Diego). Il numero 10 brasiliano va sul dischetto ma si fa ipnotizzare da Handanovic, ma non è finita: sul calcio d'angolo susseguente Mertesacker spizza di testa e Pizarro fa secco l'incolpevole portiere bianconero. Questa volta il colpo è pesante e per l'Udinese non resta che cercare quantomeno una vittoria che sarebbe sicuramente meritata.
I ragazzi di Marino ci provano fino in fondo, ma sono ancora i pali ad opporsi ai tentativi degli orgogliosi bianconeri: quando, al 92', il montante destro respinge la conclusione di Domizzi si capisce che non c'è più nulla da fare. Finisce 3-3: il Werder affronterà in semifinale i cugini dell'Amburgo, mentre all'Udinese resta l'amarezza di una doppia sfida che non era poi così tanto fuori portata. Se solo i tedeschi non avessero avuto Diego...

Davide Bighiani / Eurosport

Champions League - Prodezza di Ronaldo, il Porto è condannato

Dopo il 2-2 dell'andata all'Old Trafford, i campioni del mondo in carica vincono all'Estádio do Dragão (impresa mai riuscita a nessun club inglese nei quarti) soffrendo i lusitani ma guadagnano l'accesso alle semifinali di Champions League. Decisiva la rete di Cristiano Ronaldo dopo soli sei minuti


Ci voleva una mezza impresa. Ma diciamo pure che senza la perla firmata da Cristiano Ronaldo il Manchester United sarebbe stato eliminato: la squadra di Ferguson ha sofferto troppo le sfuriate di un Porto volenteroso e generosissimo fino alla fine. E ora contro l'Arsenal in semifinale, i Red Devils dovranno mettere in campo ben altre qualità.
Contro la squadra di Jesualdo Ferriera (fermato dalla Uefa con un turno di squalifica per un gestaccio all'arbitro nella gara contro l'Atletico Madrid) torna Rio Ferdinand che al centro della difesa si schiera accanto a Vidic. La sua presenza è quanto mai necessaria per far fronte agli attacchi di Hulk e Lisandro Lopez.
All'Estadio do Dragao il primo pericolo arriva da Hulk dopo cinque minuti: il tiro dell'attaccante viene bloccato da Van der Sar. Un minuto dopo l'Estadio do Dragao viene gelato: Cristiano Ronaldo dai trentacinque metri lascia partire un missile di collo pieno che si insacca all'incrocio dei pali nonostante il tuffo del povero Helton. La rete fantastica del Pallone d'Oro lascia un po' tramortiti i Draghi, con il Manchester vicino al raddoppio con un destro di Carrick dalla distanza. Al 20' si svegliano i padroni di casa: gran punizione di Bruno Alves che sfiora il palo: poco dopo è pregevole il gesto atletico di Lisandro Lopez che in area ruba il tempo a Ferdinand e in mezza rovesciata costringe Van Der Sar a un non facile intervento.
Lo United spinge solo a tratti e al 30' la sventola di controbalzo di Giggs sul cross O'Shea costringe Helton alla parata in due tempi. Due minuti più tardi Lucho Gonzalez è costretto ad uscire per infortunio e viene rimpiazzato da Mariano Gonzalez. Ma è Bruno Alves ancora a sfiorare il pareggio con un imperioso colpo di testa che termina fuori di un soffio. Nel finale è Vidic il protagnosita nel bene e nel male: prima il fallaccio su Rodriguez gli costa il giallo, poi il difensore calcia incredibilmente alto da due passi fallendo in modo incredibile il 2-0.
La ripresa si apre su ritmi infernali: dopo un affondo di Berbatov, il Porto si rende pericoloso con il sinistro ad uscire di Raul Meireles che sfiora la traversa. I Draghi continuano a spingere: cross di Rodriguez per la testa di Gonzalez che non trova la porta... I campioni d'Europa soffrono: Van Der Sar al 79' esce a vuoto ma viene graziato dall'impreciso colpo di testa di Rolando che non trova la porta. Il Porto si getta generosamente tutto in avanti, Meireles crossa al centro per Lisandro Lopez che di prima intenzione gira verso la porta ma troppo centralmente. Gli ultimi assalti non portano risultato, e nel finale il solito Ronaldo va vicino al pareggio con un termendo fendente respinto da Helton.
I Red Devils avranno anche sei candidati al premio di miglior giocatore della Premier League, ma questa squadra deve ritrovare la solidità venuta meno dal crollo con il Liverpool di un mese fa. Contro i lusitani lo United è rimasto imbattuto ma non ha preso gol solo per caso. Le prodezze dei singoli potrebbero non bastare più

Paolo Sperati / Eurosport

Champions League - Tripla cannonata: Sottomarino a picco

L'Arsenal si qualifica per le semifinali di Champions League vincendo 3-0 la gara di ritorno contro il Villareal, dopo l'1-1 dell'andata. I Gunners terminano il primo tempo in vantaggio 1-0 con un gol Walcott, poi chiudono la pratica nella ripresa grazie ad Adebayor e a un rigore di Van Persie


La semifinale di ritorno tra Arsenal e Villareal non ha avuto storia: i Gunners staccano il biglietto per le semifinali liquidando la pratica spagnola con un rotondo 3-0 al termine di 90 minuti spettacolari. La squadra di Pellegrini si è presentata all'Emirates Stadium con alcune assenze importanti (quella di Senna in primis) ma decisa a dare battaglia per mettere in difficoltà gli uomini di Wenger, che del resto giocava con una difesa praticamente inventata.
Peccato che a fare acqua da tutte le parti sia stata la difesa ospite, e se non fosse stato per la buona sorte, gli spagnoli avrebbero potuto chiudere il 1° tempo con un passivo decisamente più pesante. Invece sono andati negli spogliatoi sotto di un solo gol, che per la verità non è stato frutto di una disattenzione della retroguardia bensì di un geniale colpo di tacco di Fabregas a smarcare Theo Walcott, e del perfetto tocco sotto dell"inglese a superare Lopez in uscita (10'). La reazione del Sottomarino Giallo è inconsistente, e sono anzi i Gunners a sfiorare il raddoppio quando Lopez per poco non diventa protagonista di un clamoroso autogol e Rodriguez spazza via sulla linea di porta.
Nel secondo tempo il Villareal parte con piglio più determinato ma Rossi ha poche occasioni per mettersi in mostra. Al 60' Rodriguez si dimentica in area di Adebayor, Van Persie gli offre un assist perfetto e il togolese di esterno destro batte di nuovo Lopez. La partita in pratica finisce qui, ma a far crollare le residue speranze del Villareal ci pensa una scivolata in area di Godin che atterra Walcott: intervento fose non così netto eppure sconsiderato: Eguen ha qualcosa da dire a Stark e si becca l'espulsione, così, quando Van Persie trasforma dal dischetto, il Villareal si ritrova sotto di tre reti e in inferiorità numerica. Gli ultimi minuti non posono più cambiare l'esito di questa sfida, se non ad evitare la goleada. L'Arsenal è atteso adesso dal derby con il Manchester United mentre il Barcellona sfiderà il Chelsea: due semifinali che promettono scintille e, si spera, ancora una valanga di gol.

Eurosport

Champions League - Chelsea-Liverpool di pura follia: 4-4!

I Blues vanno in semifinale dopo un ritorno incredibilmente ricco d'emozioni. Nel primo tempo vanno a segno Fabio Aurelio e Xabi Alonso. Nella ripresa i Blues vanno sul 3-2 con Drogba, Alex e Lampard, ma nel finale Lucas e Kuyt riportano avanti il Liverpool. Chiude tutto ancora Lampard all'89'


Una sfida tra Chelsea e Liverpool senza John Terry (squalificato) e Steven Gerrard (infortunato) rischia di essere poca cosa. Specie se all'andata i Blues si sono permessi di espugnare Anfield Road con un roboante 3-1. Ma così non è. I Reds scendono a Stamford Bridge sognando di poter ripetere la rimonta vista a Istanbul contro il Milan. Rafa Benitez rimpiazza il capitano con Lucas Leiva, passando a un 4-3-3 che tiene fuori dei giochi anche Riera. Guus Hiddink invece lascia intatti dieci undicesimi della formazione vista all'andata, con il solo Ricardo Carvalho al posto del già citato titolare.
Le sensazioni della vigilia, però, durano poco. Giusto il tempo di permettere all'inno della Champions League di suonare per la gioia dei tifosi Blues già pronti alla festa. Da lì in avanti (almeno sino al 45') il colore giusto è quello rosso. Perché il Liverpool mette in campo l'anima e qualcosa in più. Pressing asfissiante e rabbia. Più un errore marchiano di Cech. Al 19' Fabio Aurelio batte sul primo palo una punizione dalla destra sui 30 metri. Un tiro tanto preciso quanto lento. Peccato che Cech vada in uscita e si dimentichi di controllare la sfera. Ed è 1-0.
Il Liverpool si gasa, il Chelsea prende paura. Passano altri otto minuti e i Reds conquistano un calcio di rigore. Altra punizione di Fabio Aurelio e altro regalo, questa volta da parte di Ivanovic. L'eroe di Anfield Road trattiene ingenuamente Xabi Alonso. Ed è penalty. Dal dischetto va lo stesso spagnolo che spiazza Cech per il 2-0. Stamford Bridge è gelato, ma Hiddink si alza dalla panchina e sveglia i suoi con un grido dei più forti. Al 35' entra a sorpresa Anelka al posto di Kalou, che pure era sembrato il più attivo dei suoi. E i Blues quanto meno chiudono in avanti il primo tempo.
La ripresa è un'altra storia. Il Liverpool pare in grado di poter continuare a premere, ma al 51' succede qualcosa di incredibile. Anelka scappa sulla destra e crossa dal fondo. Un pallone innocuo sul quale Drogba si avventa come un rapace d'area autentico. La palla va sul primo palo e non sembra imparabile. Reina, però, conferma che non è serata per portieri e si fa anticipare. È gol, quello dell'1-2. Il Liverpool può solo sperare nei supplementari.
Eppure la speranza dura poco. Perché i Reds commettono troppi falli al limite dell'area. Sul primo Drogba fa gridare al gol, sul secondo Alex segna sul serio. Una bomba dai 35 metri che sorprende Reina con una traiettoria a giro (57'). Game, set and match, verrebbe da dire. Il Liverpool tarda a reagire, i Blues gestiscono il risultato e ci provano in contropiede. In pura ripartenza paiono mettere i titoli di coda (76'). Ballack recupera palla a Xabi Alonso, apre per Drogba che sfonda a sinistra e serve Lampard sul secondo palo. Per l'inglese è un gioco da ragazzi insaccare il 3-2 con cui sembra terminare il match.
Benitez abbocca e toglie Fernando Torres rimpiazzandolo con N'Gog. Sembra finita sul serio. Ma non è così. Perché nel giro di due minuti (tra 81' e 83') il Liverpool torna in avanti. Prima una preghiera di Lucas dai 30 metri viene esaudita da una deviazione di Essien sulla quale Cech ancora una volta non è reattivo. Poi un cross dalla sinistra di Riera viene fatto preda di Kuyt, che mette dentro di testa e rabbia il gol del 3-4.
Con sette minuti più recupero da giocare può succedere ancora di tutto. Drogba sfiora il gol, Lampard lo mette (89'). Anelka appoggia per l'inglese che, appena entrato in area, lascia partire un destro da biliardo. Doppio palo e 4-4. Il Liverpool si getta ancora in avanti, Essien salva sulla linea un tiro a botta sicura di Benyoun conseguente all'ennesima stecca di Cech. È l'ultima emozione.
La squadra di Hiddink accede alla semifinale, lì dove incontrerà il Barcellona. Il Liverpool riesce nell'impresa ma solo a metà e per il secondo anno di fila deve abbandonare la Champions per mano dei Blues, che mai erano riusciti in tale impresa con Mourinho in panchina. Con o senza il portoghese questa sfida è sempre speciale. Quella di questa sera lo è stata ancor più di sempre. Roba da non credere. Una partita talmente folle che è addirittura difficile credere che si sia giocata. Chelsea-Liverpool 4-4. Così è se vi pare...

Eurosport

Champions League - Il Barça si accontenta, 1-1 a Monaco

Il Barcellona di Pep Guardiola capitalizza il vantaggio dell'andata (4-0) e con un 1-1 all'Allianz Arena passa alle semifinali di Champions League per la terza volta in quattro anni. Segna Ribery, pareggia Keita...

Serviva un'impresa impossibile al Bayern Monaco: ma per avere la meglio su questo Barcellona forse sarebbe stato meglio parlare di miracolo. Troppo superiore la squadra di Pep Guardiola che anche all'Allianz Arena ha dimostrato di essere non uno, ma qualche gradino sopra il pur generoso Bayern allestito da Jurgen Klinsmann. I bavaresi, trascinati da un Franck Ribery superlativo, ci hanno messo anima e cuore, sono passati in vantaggio (proprio con il francese, a inizio ripresa), ma poi si sono dovuti accontentare di portare a casa un pareggio: comunque un degno epilogo, dopo il tracollo subito al Camp Nou appena una settimana fa. La sintesi del doppio confronto tra Bayern e Barça sta tutto nel gol dei blaugrana: la rete di passaggi che porta al tiro di Keita porta la chiara firma di Guardiola, un allenatore che vuole che il successo dei suoi passi per il gioco. E l'impressione è che nella semifinale contro il Chelsea (martedì 28 aprile al Camp Nou e mercoledì 6 maggio a Stamford Brdige) ci sarà veramente da divertirsi.
Pep Guardiola presenta un Barcellona quasi al completo, dimostrando di non sottovalutare la prova, come sbandierato ampiamente alla vigilia: non c"è Marquez, squalificato, mentre Henry, febbricitante, va in panchina. Iniesta scala in attacco al fianco di Messi ed Eto"o, mentre il maliano Keita va a centrocampo per formare una diga invalicabile con Yayà Toure.
Jurgen Klinsmann deve fare a meno degli infortunati Klose (vicecapocannoniere di Champions con 7 reti), Oddo e Schwinsteiger, ko all'ultimo momento: sono due gli innesti rispetto al tracollo del Camp Nou, oltre ai rientri di Lahm e Lucio. Sosa va largo a destra, mentre Ottl rileva Hamit Altintop in mezzo al campo.
Il Bayern, oltre che con i blaugrana devono vedersela anche con la storia: nessuna squadra infatti è mai riuscita a ribaltare quattro gol di svantaggio. I bavaresi vogliono un gol subito, per dare un senso a un match altrimenti già deciso: Ribery spinge sulla fascia sinistra, Sosa parte molto bene dall'altra parte. E proprio da un cross di quest'ultimo nasce la prima palla gol del match al 6': la palla arriva infatti dalle parti di Toni il quale però la sfiora solamente di testa, non trovando il tempo per la conclusione. E' una grande occasione persa per i bavaresei ch con un gol avrebbero potuto cambiare il volto del match: è invece il Barcellona a prendere campo e con il passare dei minuti la mole di gioco dei blaugrana diventa schiacciante.
La ragnatela di passaggi imbriglia i tentativi di ripartenza del Bayern, mentre gli uomini di Guardiola cominciano a farsi più pericolosi dalle parti di Butt: Lucio prima e Demichelis poi sono bravissimi a fermare in scivolata due tentativi rispettivamente di Eto'o (al 33') e Messi (37'). La Pulce comincia a diventare imprendibile, anche se la marcatura di Lahm è altra cosa rispetto a quella dell'andata di Lell: il Barça del primo tempo però è tutto fumo e niente arrosto, e non trova una conclusione nello specchio avversario. Dall'altra parte, Sosa, dopo un avvio promettente sparisce dal match, e il solo Ribery porta la croce per i suoi dividendosi tra la fascia destra e la sinistra: è il francese l'unico a provare a dare un mano a Toni, troppo solo là davanti.
La ripresa parte subito con il botto, quello che ci voleva per rivitalizzarla: il Bayern infatti trova il gol del vantaggio con un grande spunto del solito Ribery. Il francese elude il fuorigioco della retroguardia blaugrana e su servizio di Zé Roberto arriva a tu per tu con Valdes: Ribery lo ipnotizza e lo fa secco un gran destro sotto la traversa. E' il 47' e Klinsmann carica i suoi: vuole subito il secondo gol. I bavaresi provano a mantenere alto il ritmo, ma il Barça sembra incassare il colpo senza soffrire più di tanto: i blaugrana infatti continuano il loro classico fraseggio anche se danno l'idea di non premere molto sull'acceleratore. Al 67' c'è spazio per una polemica tutta italiana, quando Rosetti non fischia su un possibile calcio di rigore su Toni (Piqué effettivamente aveva strattonato).
Al 73' il Barcellona annichilisce l'Allianz Arena: i giocatori di Guardiola mettono insieme un'azione degna da manuale del calcio, prima che Alves serva a Keita una palla che il maliano deve solo spedire in fondo al sacco con un sinistro fiondato appena all'interno dell'area di rigore. E' l'1-1 che di fatto chiude i giochi per la qualificazione, se mai ce ne fosse stato bisogno. I catalani infatti abbassano le marce, evidentemente soddisfatti di prestazione e risultato, mentre i bavaresi, stanchi per gli sforzi profusi, abbozzano solamente qualche tentativo. Passa il Barcellona, il Bayern è eliminato: nessuna novità dunque, con i blaugrana nella Top 4 del calcio europeo per la terza volta in quattro anni. Il Bayern invece è rimandato a tempi migliori: per Klinsmann c'è ancora del lavoro da fare.

Davide Bighiani / Eurosport

Jessica Michibata, tutte le foto sexy della fidanzata di Button

Jenson Button dopo la strepitosa vittoria nel GP d'Australia si toglie un'altra soddisfazione: la sua fidanzata la conturbante modella ventiquattrenne Jessica Michibata è stata eletta dal Sun "wags numero uno" del circuito internazionale nella consueta classifica settimanale che vede la bella fidanzata di Lewis Hamilton, Nicole Scherzinger (di cui qui trovate alcune foto molto sexy) solo al quinto posto. Una rivoluzione proprio come nella classifica del Mondiale:

1. - Jessica Michibata (Jenson Button - Brawn GP)

2. - Jenni Dahlman (Kimi Raikkonen - Ferrari)

3. - Raquel del Rosario (Fernando Alonso - Renault)

4. - Hanna Prater (Sebastien Vettel - Red Bull)

5. - Nicole Scherzinger (Lewis Hamilton - McLaren)

6. - Isabell Reis (Timo Glock - Toyota)

7. - Catherine Hyde (Heikki Kovalainen - McLaren)

8. - Anna Rafaela Bassi (Felipe Massa - Ferrari)

9. - Vivian Sibold (Nico Rosberg - Williams)

10. - Silvana Barrichello (Rubens Barrichello - Brawn GP)

Di seguito trovate altre foto sexy della splendida Jessica...


Serie A - La 31a giornata di Serie A in capitoli

CAPITOLO UNO - La Lazio rinasce (ancora) e porta Spalletti al capolinea
Derby caldissimo a Roma, con due squadre obbligate a vincere. Ne è uscita una partita tanto tesa quanto spettacolare. E il verdetto è amarissimo per i giallorossi, sprofondati a -8 dal quarto posto. Le scelte di Spalletti in termini di formazione non hanno convinto più di tanto, al contrario di quelle di Delio Rossi, che ha ritrovato la combattività dei suoi con un 4-4-2 molto tosto. Resta difficile sapere se il tecnico biancoceleste sia definitivamente uscito dal tunnel (la Lazio di quest'anno vive perennemente sull'altalena). Altrettanto arduo è pensare che Spalletti possa restare alla Roma senza il quarto posto. Siamo al capolinea?

CAPITOLO DUE - Inter a metà, Juventus ancora peggio
Non stanno benissimo le prime due della classe. Per un'Inter che gioca solo un tempo contro il Palermo e rischia la beffa nel finale, c'è una Juventus che senza la colonna Sissoko in mezzo al campo si scopre tremendamente vulnerabile in difesa e stanca. Sabato sera all'Olimpico ci sarà lo scontro diretto che, però, con il +10 nerazzurro mette in palio poco o nulla. Insomma, non potevano esserci premesse peggiori per la grande sfida. Che, per una volta, sarà inevitabilmente in tono minore.

CAPITOLO TRE - Genoa e Fiorentina, i due volti della lotta Champions
La Roma è virtualmente fuori dalla sfida per il quarto posto. I preliminari di Champions rischiano di essere una corsa a due tra Genoa e Fiorentina, squadre divise da due soli punti. Eppure i match della 31a giornata confermano che tra lo stato di forma di rossoblù e viola c'è un abisso o quasi, che si traduce in prestazioni convincenti del Grifone e vittorie sofferte dei toscani. Una cosa è certa. Qui sì che il campionato si fa interessante.

CAPITOLO QUATTRO - Il Toro alza la testa, in coda è bagarre
I granata hanno centrato il primo successo della gestione Camolese battendo di nervi un Catania con la pancia piena o quasi. Una vittoria giunta proprio nella giornata in cui il Lecce ha steccato ancora e il Bologna ha finito per sperperare del tutto quanto di buono fatto nei primi mesi di Mihajlovic. Il Chievo, nonostante il ko con il Milan, pare al riparo con 4 punti di vantaggio sul Torino. E i granata potrebbero essere la squadra che arriva al momento decisivo con uno stato di forma migliore rispetto alle concorrenti. Perché il Bologna ne ha perse 4 di fila e il Lecce ha fatto 2 punti in 2 mesi. Con questi rendimenti si va dritti in Serie B.

CAPITOLO CINQUE - Baci e abbracci tra Galliani e Ancelotti
Nella città di Romeo e Giulietta è tornato l'amore tra il tecnico rossonero e il Milan? A giudicare dall'abbraccio e dal bacio di Galliani ad Ancelotti dopo il fischio finale del successo con il Chievo si direbbe di sì. Ma chissà. Certe effusioni paiono fin troppo scontate se di fronte c'è una telecamera e si deve arrivare alla fine della stagione senza troppe voci di mercato. Per il lieto fine sarà meglio pazientare ancora un po'. Intanto il Milan, con Beckham, Ronaldinho e Shevchenko in panchina, si porta a -2 dalla Juventus e vede il secondo posto.

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