Champions League - Un super Adebayor risponde a Senna

Finisce 1 a 1 il match del Madrigal tra Villarreal e Arsenal. Padroni di casa avanti con una sassata di capitan Senna nel primo tempo. Nella ripresa si scatena Adebayor che firma il pareggio con una spettacolare rovesciata


Così come nella semifinale del 2006, anche questa sera Villarreal e Arsenal escono con un pareggio dal match del Madrigal. Finisce però 1-1 (3 anni fa 0-0) e questa volta la qualificazione resta aperta. Si deciderà tutto mercoledì 15 aprile al Fly Emirates di Londra, dove a questo punto i Gunners partiranno leggermente favoriti forti della rete in trasferta. E che rete. A firmarla l'attaccante togolese Emmanuel Adebayor, che pareggia il vantaggio di Senna nel primo tempo nel modo più spettacolare. Una rovesciata che lascia di stucco tutto il Madrigal e mette gli uomini di Wenger in una posizione di forza in vista del ritorno della prossima settimana.
Era anche la partita di Robert Pires, alla prima contro i suoi ex compagni. Pellegrini lo lascia però in panchina, preferendogli la velocità di Ibagaza. In avanti con Giuseppe Rossi c'è Llorente. Nell'Arsenal invece si rivedono Fabregas e Adebayor dal primo minuto, due pedine fondamentali dello scacchiere tattico di Arsene Wenger.
Meglio il Villarreal nel primo tempo. Gli spagnoli giocano senza stelle ma con un grande senso della posizione, applicazione e passaggi in velocità. L'Arsenal ci mette un po' ad entrare in partita e sembra soffrire la vivacità del Sottomarino Giallo che dopo 10 minuti passa. Ci pensa capitan Marcos Senna, il migliore dei suoi, a sbloccare il risultato con un destro dai 25 metri che si insacca all'incrocio dei pali. Una mazzata per l'Arsenal, che a parte un tiro di Nasri ben respinto da Lopez, non riesce a rendersi pericoloso. Sembra una serataccia per i Gunners, che perdono per infortunio il portiere Almunia (scontro con Rossi), costretto alla mezzora a lasciare il campo a Fabianski.
Il portiere polacco si rende subito protagonista con un doppio intervento su Senna e Capdevila, che strozza l'urlo del Madrigal. Piove sul bagnato in casa Arsenal, che sul finale di frazione perde anche Gallas, problema al ginocchio, sostituito da Djourou.
Nella ripresa Pellegrini manda in campo Mati Fernandez al posto di uno spento Cani. Si comincia sulla falsa riga della prima frazione, con il Villarreal che gestisce senza troppi patemi il vantaggio e anzi, sfiora il raddoppio ancora con Senna, in serata di grazia. Al 64' però, ecco la perla di Adebayor, fino a quel momento nullo, che controlla di petto un lancio dalle retrovie di Fabregas e in rovesciata trafigge l'incolpevole Lopez. Una mazzata per gli spagnoli, che di certo non si aspettavano tale prodezza. Il gol cambia la partita. Il Villarreal, stanco, non pressa più come nel primo tempo e lascia Fabregas, Nasri e Walcott liberi di inventare. I Gunners prendono il comando del gioco e sfiorano il vantaggio proprio con Nasri e Walcott, che lambiscono i legni della porta di Lopez.
Il Sottomarino Giallo si fa rivedere dalle parti di Fabianski sul finale di gara con la solita conclusione dalla distanza di Senna e un colpo di testa di Godin, ma sarebbe stato troppo.
Alla fine è 1 a 1. Va bene al Villarreal, che la partita ha rischiato anche di perderla. Va bene all'Arsenal, che potrà ora aspettare le sfuriate degli spagnoli, costretti a segnare nel match di ritorno al Fly Emirates.

Marco Castellaneta / Eurosport

Champions League - Tra Manchester e Porto vince lo spettacolo

All'Old Trafford finisce 2-2 l'andata dei quarti di finale di Champions League. Match bellissimo, intenso e che resta vivo fino alla fine: Porto che domina a lungo e che alla fine strappa un meritatissimo pareggio in vista della gara di ritorno in programma settimana prossima al Do Dragao

Forse una delle più belle partite delle ultime edizione della Champions League. E' questo il primo pensiero che verrà a in mente a tutti i fortunati appasionati di calcio che hanno avuto la fortuna di assistere al match dell'Old Trafford tra Manchester United e Porto. Di fronte, per l'andata dei quarti di finale di Champions League, i campioni in carica guidati da Sir Alex Ferguson contro lo spauracchio lusitano, capace nel 2004 di elimare proprio i Red Devils agli ottavi quando ancora c'era un certo Josè Mourinho in panchina. Al mago scozzese dello United non è bastato eliminare lo Special One - ora all'Inter- nel turno precedente per scongiurare una nuova beffa da parte dei campioni in carica del Portogallo.
Il nuovo Porto targato Jesualdo Ferreira gioca una partita praticamente perfetta, producendo un calcio tanto efficace quanto spettacolare: nel primo tempo lo United viene letteralmente schiacciato dai lusitani che sbucano in continuazione dalle parti di van der Sar. Il portiere olandese è in serata di grazia ed evita il peggio in più occasioni ma dopo appena 4 minuti è già costretto a raccogliere la sfera dal fondo della rete dopo il chirurgico sinistro a giro di Rodriguez che raffredda l'Old Trafford. Non basta nemmeno l'assurdo - e sciagurato - errore di Bruno Alves a scuotere Ronaldo e compagni: Rooney ringrazia per il passaggio del centrale portoghese, supera Helton con un pallonetto, firma il momentaneo pareggio ma è tutto inutile (16'). Il Manchester è irriconoscibile: manovra lenta, poche idee in mezzo al campo, Rooney e Ronaldo isolati e difesa bucata in continuazione dal tridente portoghese che non lascia punti di riferimento ai centrali di Ferguson. Il pubblico inglese prova a incitare i propri beniamini ma ogni coro dell'Old Trafford viene strozzato sul nascere da un agghiacciante silenzio di paura per i ripetuti pericoli dalle parti di van der Sar. Si va al riposo sull'1-1, un risultato che va esageratamente stretto alla formazione di Jesualdo Ferreira.
Nella ripresa la musica cambia un po': i giocatori del Porto abbassano pressing e ritmo di gioco e lo United riesce con più frequenza a rendersi perisoloso. Il match resta comunque gradevole anche perchè con il passare dei minuti le due formazioni si allungano e non c'è un secondo di pausa. Ferguson si gioca le cartucce Giggs e Tevez: il gallese comincia a sfornare cross invitanti ma nè Rooney nè Ronaldo riescono a bucare l'ottimo e attento Helton. Cinque minuti al novantesimo, giocatori in campo esausti, soprattutto quelli del Porto che hanno evidentemente esaurito le batterie e risultato che non si vuole proprio sbloccare: pareggio inevitabile dunque? Assolutamente no. Su una rimessa laterale di Neville, Rooney si inventa un colpo di tacco volante da favola che libera al tiro Tevez - bravissimo nell'inserimento - che brucia Rolando e deposita in rete il gol del 2-1. L'Old Trafford può finalmente sciogliersi in un ruggito.
Ruggito che, però, si trasforma nuovamente in silenzio glaciale quando all'89' Mariano Gonzales (ex Palermo e Inter, ndr) infila van der Sar, fissa il risultato sul definitivo 2-2 e scrive un finale da urlo a una partita da antologia.
Risultato giusto, non giusto, poco importa. Alla fine i giocatori lusitani lasciano il campo tra gli applausi dei sostenitori del Manchester, consci di aver avuto la fortuna di assistere a una simile show. Questo è il calcio, questo è spettacolo, questo è sport. E alla fine, a nessuno importa che non ci sia un vincitore: questa sera, infatti, a trionfare è stato il calcio.

Alessandro Brunetti / Eurosport

Allegri va al Milan Ancelotti al Chelsea

L'evoluzione delle panchine spiegate dall'edizione odierna della Gazzetta dello Sport

Allegri dal Cagliari al Milan, Ancelotti dai rossoneri al Chelsea. E' questo lo scenario disegnato dall'apertura odierna della Gazzetta dello Sport.

"Nonostante - si legge sulle pagine rosa - il recente patto tra Adriano Galliani e il tecnico di Reggiolo non preveda separazioni immediate, dietro le quinte vanno segnalati numerosi movimenti del club rossonero".

"Nonostante le cortine fumogene e le smentite di rito - prosegue il quotidiano sportivo - è emerso più di qualche indizio. E tutto porta a Massimiliano Allegri, brillante guida del sorprendente Cagliari da Coppa Uefa".

Secondo la Gazzetta, Allegri (nella foto) avrebbe incontrato recentemente il presidente rossoblu Cellino, dal quale avrebbe avuto la promessa di potersi liberare nel caso arrivasse un'offerta dalla prime tre squadre in classifica.

Non sarebbe la prima volta, ricorda il quotidiano, che il Milan ha voltato pagine con scelte rivoluzionarie in panchina: Sacchi e Capello erano pressoché debuttanti ai massimi livelli quando si accomodarono sulla panchina rossonera.

Federico Macheda, storia, vita e.. Facebook

Un giovane appena sedicenne scende silenzioso dall’aereo che l’ha portato in Inghilterra e gli occhi tradiscono la determinazione di chi ha un sogno, e ha i mezzi per realizzarlo. Non si capisce che è italiano, se non per lo spaesamento dovuto al contatto con una realtà subito diversa e dalle poche parole che rivolge a due adulti. Sono Pasquale e Loredana, i genitori che l’hanno accompagnato da Roma a Manchester nell’avventura che ha intrapreso il figlio ancora imberbe. Il giovane invece è Federico Macheda; il sogno, quello di diventare un fuoriclasse del soccer. Federico, un giovane come tanti, talento e passione come pochi. “Kiko” per gli amici e per i sostenitori che già gli hanno visto fare il primo passo, e che passo, nella carriera allo United, la squadra allenata da Ferguson e – siamo nel 2007 – futura regina d’Europa: ingaggiato dalla Lazio per 80.000 euro, cifra considerevole per un sedicenne non ancora in età da contratto in base alla legge italiana, il numero 41 all’esordio in prima squadra realizza al 93’ un gol spettacolare che porta in vantaggio i Red Devils contro l’Aston Villa e che è il migliore biglietto da visita per le sue doti da trequartista: dribbling, colpo di tacco, girata, tiro forte e di una precisione ingegneristica praticamente impossibile da parare. Curiosità: Macheda è già in lista Champions, quale giocatore proveniente dalle giovanili.

E dunque prime pagine, popolarità, boom di contatti su Facebook. I giorni di gloria (sarà vera gloria? Gli auguriamo di sì) che sta vivendo Kiko Macheda probabilmente saranno rivissuti di qui a qualche tempo da altri giovani italiani in cerca di successo all’estero. Ce ne sono una trentina e non è un caso se la maggior parte risiede attualmente nel Regno Unito. Qui infatti è possibile trovare le 4 S che rendono facile dire arrivederci, o addio, al Bel Paese: soldi e scuola garantita (i primi per gli aspiranti campioni, i secondi per aggirare il veto dei genitori: non dimentichiamo le età dei ragazzi), ma anche stadi e sopravvivenza in Champions: quello che pone attualmente il soccer inglese qualche spanna sopra al calcio nostrano.

continua a leggere..

Video Premier League: Manchester Unt.-Aston Villa 3-2

Guardate l'ultimo goal, di Federico Macheda, un giovane cresciuto nelle giovanili della Lazio dalle qualità insuperabili per la sua età (17 anni), e che Lotito ha praticamente "regalato" al Manchester...

Video Serie A: Siena-Lazio 2-0



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Udinese-Inter 0-1



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Roma-Bologna 2-1



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Sampdoria-Napoli 2-2



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Palermo-Torino 1-0



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Reggina-Geona 0-1



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Atalanta-Fiorentina 1-2



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Juventus-Chievo 3-3



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video Serie A: Milan-Lecce 2-2



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Video: Riassunto Milan-Lecce



Gli altri riassunti, nei link a seguire:

Serie A - La 30a giornata di A divisi in capitoli (tutti i numeri delle partite)

Andiamo ad analizzare i temi più interessanti dell'ultimo turno di A. L'Inter perde i pezzi, ma allunga, la Juve inciampa: citazioni particolari per Palombo, Cavani, Thiago Motta e Jovetic

CAPITOLO UNO - L'Inter perde pezzi, ma allunga
Lo scudetto è ormai a un passo, ma l'Inter vista a Udine contro la formazione di Marino non ha affatto convinto. Poco importa, però, perchè dietro la Juve frena e allora la distanza fra le prime due forze del campionato aumenta ancora. Sono adesso nove i punti che i nerazzurri possono gestire sulla Vecchia Signora: un gap che, con solo otto giornate ancora da giocare, pare al momento incolmabile. Capitolo infortuni: dopo Maicon, l'Inter deve affrontare anche lo stop imprevisto di Julio Cesar. Per il portiere brasiliano si teme un mese di stop.

CAPITOLO DUE - Buffon tradisce la Juve alla 300a in bianconero

Doveva essere una festa, l'avversario, il Chievo di Di Carlo, doveva semplicemente essere la vittima designata per la celebrazione delle 300 presenze in bianconero di Gigi Buffon. E invece il numero uno della Nazionale si è visto costretto a raccogliere per ben tre volte il pallone dentro la sua porta nella partita interna della sua Juve contro il sorprendente Chievo di Pellissier. Tre gol subìti da Buffon sono una rarità, così come le incertezze dell'ex giocatore del Parma osservate contro i clivensi: e intanto l'Inter scappa...

CAPITOLO TRE - Rotto, zoppicante, ma sempre decisivo: Francesco Totti
Ci sono giocatori che anche se non al 100% della loro condizione vanno sempre schierati. Uno di questi è senza dubbio Francesco Totti, capitano e simbolo di una Roma che insegue, a cinque punti di distanza, il quarto posto del Genoa. La doppietta di Totti, e poco importa se arriva su calcio di rigore (perchè siamo dell'idea che bisogna sempe saperli tirare), permette ai giallorossi di superare all'Olimpico il Bologna di Mihajlovic dopo che Marazzina, che non segnava in Serie A dal 2004, aveva tenuto in bilico la sfida fino al quarto d'ora della ripresa

CAPITOLO QUATTRO - Primo gol in viola di Jo-Jo
Dopo undici mesi arriva finalmente il primo gol con la maglia della Fiorentina di Stevan Jovetic, talentuoso trequartista serbo arrivato in Italia nell'estate del 2008. E' sua infatti la rete del momentaneo 1-1, poi il solito Gilardino regalerà i tre punti alla formazione di Prandelli, all'Azzurri d'Italia contro l'Atalanta. Un gol su rigore: forse non proprio quello che Jovetic si aspettava come primo timbro in viola, ma tanto basta per iniziare.

CAPITOLO CINQUE - E se questo Cavani valesse Amauri...
Quando Amauri ha lasciato Palermo, erano in pochi quelli pronti a scommettere sull'esplosione di Edison Cavani. E' il momento, invece, di passare a riscuotere per tutti coloro i quali l'hanno fatto. Perchè l'attaccante uruguayano sta disputando una stagione fantastica: con Miccoli e Simplicio, il Palermo ha un attacco da quasi 30 gol (sono 29 al momento, 11 Cavani, 10 Miccoli e 8 Simplicio): davvero tanta roba.

CAPITOLO SEI - Torino: è notte fonda
Quattro sconfitte consecutive, appena 9 punti nel 2009 dove i granata hanno vinto solo una volta, in casa contro l'Udinese: questo il bilancio della società di Cairo che di uscire dalla crisi proprio non vuole saperne. Il ritorno del figlio prodigo Giancarlo Camolese non è servito: il momento nero del Torino continua. E il calendario (Milan, Fiorentina, Genoa, Napoli e Roma ancora da affrontare, più le sfide salvezza contro Siena e Bologna) rende tutto più complicato.

CAPITOLO SETTE - Motta, quanto sei forte! Palombo: prima doppietta in carriera
Forse ancor più che il principe Milito, il giocatore simbolo del Genoa di oggi è Thiago Motta. Da quando è arrivato il centrocampista brasiliano ha preso in mano con grandissima personalità il Grifone con giocate intelligenti, assist e quattro gol. Un acquisto indovinato e fortemente voluto dal presidente Preziosi cui vanno i nostri complimenti. L'ultima citazione della nostra rubrica è per Angelo Palombo, centrocampista e capitano della Sampdoria che contro il Napoli ha realizzato la prima doppietta della sua carriera: due sassate su punizione dalla distanza. Tanto è bastato per spaventare Navarro.

Andrea Tabacco / Eurosport

Calciomercato - I gioielli bianconeri nel mirino del Barca

Il Barcellona deciso a comprare Buffon con un'offerta irrinunciabile. La Juventus intanto, investe almeno 20 milioni per trovare il sostituto di Nedved

Il Barcellona all'assalto della Signora. Dopo Gigi Buffon, legato alla Juve da un contratto fino al 2013, il club catalano punta tutto su David Trezeguet, come ha dichiarato il suo consigliere Antonio Caliendo. Il manager francese ha, infatti, rivelato che oltre all'Inghilterra e alla Spagna ci sono forti interessi, ormai da anni, per l"attaccante bianconero anche da parte del Barcellona.
Il Barcellona sta aspettando il momento propizio per tentare una delle operazioni - top del mercato estivo: mettere a Buffon la maglia azulgrana presentando alla Juventus una offerta irrinunciabile. Il Barcellona potrebbe offrire, infatti, 50 milioni alla dirigenza di Corso Galileo Ferrarsi, più l'eventuale inserimento nella trattativa del bomber camerunense o di Yaya Touré. Victor Valdes, il portiere che è in scadenza nel 2010, non ha più la fiducia del tecnico Guardiola mentre Eto'o, nonostante gli innumerevoli gol, rimane in rapporti piuttosto tesi con Laporta.
Grazie alla cessione del portierone e dell'attaccante, la Juve potrebbe rafforzare la rosa con almeno cinque giocatori. Nella lista ci sono Hamsik, Agger, Silva, Miguel e Handanovic (come sostituto di Buffon), Quagliarella, Diego e Floccari. L'interesse della Juve sembra mirare, negli ultimi giorni, soprattutto verso l'asso brasiliano Diego, ormai deciso a lasciare Brema per fare il definitivo salto di qualità. Il d.s. Secco ha incontrato, nei giorni scorsi, Giacomo Petralino, agente Fifa e principale intermediario per un possibile trasferimento del brasiliano alla Juventus. Blanc ha confermato che, per sostituire Nedved, verranno investiti almeno 20 milioni. La Juve potrebbe proporre a Diego un quadriennale da 4 milioni a stagione di media. La formula prevede un 20% dell'ingaggio legato ai risultati della squadra, quindi il 24enne fantasista brasiliano potrebbe guadagnare 3,8 milioni il primo anno, per arrivare a 4,6 il quarto.

Silvia Trovato / Eurosport

Calciomercato - Kakà-Real Madrid: c'è già il sì

Secondo la stampa spagnola ci sarebbe già l'accordo tra giocatore e Merengues: inoltre, sarebbero già pronti 60 milioni di euro per convincere anche il Milan


Quasi ci mancava... Torna prepotentemente alla ribalta la telenovelas Kakà-Real Madrid. Forte anche della tensione delle ultime settimane tra Milan e la Federazione brasiliana, dalla Spagna sono convinti che a luglio Kakà lascerà Milano per trasferirsi a Madrid, alla corte di Florentino Perez, candidato numero uno per la presidenza delle Merengues.
Non è un mistero che l'imprenditore spagnolo sia alla ricerca di un nome da urlo per presentarsi come il salvatore della Patria alle prossime elezioni: Kakà e Cristiano Ronaldo sono gli obiettivi numeri 1, ma in Spagna oramai sono certi che Perez abbia già strappato il sì del brasiliano.
Secondo "Marca", infatti, Perez avrebbe già ottenuto il sì del giocatore e avrebbe pronta un'offerta di 60 milioni di euro per il Milan che, se confermata, difficilmente potrebbe essere rifiutata dal club rossonero visto il periodo di crisi economica di questi tempi.
Certo, per ora, si tratta solo di voci ma bisognerà verificare come si evolverà il cammino del Milan verso la prossima Champions League e ci sarà anche da capire se le dichiarazioni di Kakà di settimana scorsa ("Sono migliorato molto di più in una settimana qui in Brasile, che in cinque a Milanello ...") abbiano veramente incrinato il rapporto tra il brasiliano e i vertici del club rossonero. I 60 milioni incassati potrebbero poi essere investiti per ringiovanire la rosa rossonera con ragazzi di talento per gettare le basi anche per il Milan del futuro...

Alessandro Brunetti / Eurosport

Serie A - Cuore Milan: Dinho e Inzaghi nel finale

Due gol nei minuti di recupero consentono ai rossoneri di piegare il Lecce a San Siro. Grazie a questi tre punti, la formazione di Ancelotti consolida il terzo posto in classifica


Sono arrivati i tre punti, ma la vittoria contro il Lecce ottenuta soltanto nel recupero rappresenta un campanello d'allarme che deve essere ascoltato. Quando Galliani dice "Non investiremo sul mercato, perchè non possiamo permettercelo" sbaglia; il Milan, in quanto società, ha l'obbligo di intervenire. Perchè contro il Lecce si sono visti tutti i limiti di una squadra troppo avanti con l'età e nella quale a correre sono rimasti davvero in pochi.
Uno su tutti: Pato. Da lui bisogna ripartire. Il "papero" ci prova in tutti i modi, a volte è sicuramente troppo egoista, ma le migliori azioni del Milan sono arrivate grazie alle sue accelerazioni, alle sue grandi giocate. Benussi è stato bravo in qualche circostanza, ma è il Milan che è stato incapace di colpire. Le conclusioni di Flamini sono parse timidi passaggi, mentre le scorribande cui ci aveva abituato Kakà (che evidentemente non sta ancora bene, nonostante quello che cice il Brasile), un impolverato ricordo.
La verità è che a correre rimasti davvero in pochi. Flamini gira a vuoto, Pirlo è in parabola discendente da ormai qualche mese a questa parte, Seedorf è fischiato dal pubblico di San Siro che ormai non lo può più vedere; se poi si riflette su una difesa, quella titolare di oggi, che si regge sulle 37 primavere di Favalli e sulle oltre 40 di Maldini, le difficoltà del Milan sono presto spiegate. Serve una rivoluzione copernicana, caro Galliani, altro che "non spenderemo". Perchè non si può sempre sperare che Ronaldinho, che tra parentesi ogni volta che entra in campo fa i solchi nella zona che va a occupare da quanto è fermo, sfiori con i capelli un colpo di testa di Senderos e che Pippo Inzaghi (che in rossonero venga presto santificato!) continui a segnare per tutta la vita. Capitolo a parte merita poi Shevchenko: uno che ha fatto la storia del Milan e che finora è stato impegnato con il contagocce. Non ha mai detto niente, ma ogni volta che è stato chiamato in causa ha sempre dato il suo contributo. E' anche tornato al gol con la sua Nazionale, contro il Lecce ha fatto l'assist per Inzaghi: forse merita qualche possibilità in più...
Per dovere di cronaca va ricordato che il Milan, grazie ai tre punti ottenuti con i denti nel finale di partita contro un Lecce che si è difeso con ordine per 90' sfiorando addirittura un clamoroso vantaggio con Tiribocchi, conferma di essere la terza forza del campionato alle spalle di Inter e Juventus. La Champions League è l'obiettivo minimo per una squadra che ha l'obbligo, soprattutto verso i propri tifosi, di un immediato quanto radicale cambiamento.


Andrea Tabacco / Eurosport

Serie A - Si ferma Julio Cesar, non l'Inter: Juve a -9

Sul campo di un'Udinese in piena emergenza, l'Inter approfitta in pieno del passo falso della Juve, vincendo con un autogol di Isla, dopo aver sofferto nel primo tempo la maggior vivacità dei bianconeri. Mourinho rischia però di perdere, dopo Maicon, anche Julio Cesar, uscito a mezz'ora dalla fine


Game Over. Senza iniziare la solita manfrina ''campionato chiuso-campionato riaperto'', l'impressione è che la 30esima giornata di Serie A abbia consegnato all'Inter il 17esimo scudetto. In un turno sulla carta favorevole alla Juventus, la squadra di Mourinho trova la forza di allungare a + 9, approfittando del brutto passo falso dei bianconeri, e andando a espugnare il difficile campo di Udine. Una vittoria rocambolesca, propiziata da un clamoroso autogol di Isla, che conferma ancora una volta la legge degli ultimi anni: all'Inter, in campionato, gira tutto bene , anche quando la squadra, come oggi, soffre e gioca partite incolori. Sarà che la fortuna aiuta gli audaci, sarà che quella fortuna viene poi pagata in Europa, dove la dea bendata invece assiste raramente la Beneamata... fatto sta che se una squadra già forte trova spesso e volentieri episodi favorevoli, per le altre la vita diventa davvero durissima.
Poche sorprese nelle formazioni in campo. Mourinho riempie il vuoto lasciato da Maicon spostando Santon a destra, in teoria il suo ruolo naturale, e recuperando il ribelle Maxwell a sinistra. Davanti, la scomparsa di Adriano toglie ogni dubbio sul partner da affiancare a Ibra. Marino da parte sua ha pochissime scelte, con un tridente obbligato visto l'infortunio di Di Natale e la squalifica di Sanchez, e una difesa con gli uomini contati. Il primo tempo vede un'Udinese subito aggressiva che toglie spazio e fiato al centrocampo dell'Inter, riuscendo a pressare bene e a ripartire in velocità. Molto brillante soprattutto Asamoah, che corre, contrasta e costruisce bene. Al 34esimo, proprio una perfetta palla in profondità del ghanese lancia Quagliarella che si invola verso l'area. Julio Cesar esce basso e l'attaccante della Nazionale vola a terra, reclamando a gran voce un rigore che a velocità normale sembra esserci. Il replay insinua più di un dubbio sul fatto che il numero 27 dell'Udinese si lasci in realtà cadere... Il commento più oggettivo, tanto per cambiare, è che quello dell'arbitro è davvero un lavoro difficile.
I firulani dominano a tratti, contro un'Inter molto statica e poco reattiva, che conclude pericolosamente solo una volta, con Muntari. Nemmeno Julio Cesar corre grossi pericoli, perché gli uomini di Marino si perdono un po' negli ultimi 20 metri, affidandosi prevalentemente a conclusioni dalla distanza.
La ripresa continua su questa falsargia, con i padroni di casa che alternano soluzioni da lontano (bella la botta di Inler al 54', a lato di un soffio), e ripartenze profonde, come al 51' quando Pepe pesca in velocità il solito Quaglierella, fermato dall'immancabile miracoloso recupero di Cordoba.
L'Inter però inizia a controllare meglio il centrocampo, con il solito Cambiasso ben assistito in copertura da Muntari. Al 64esimo Ibra e compagni costruiscono la prima azione davvero bella, con Balotelli che apre bene per lo svedese sulla destra, palla bassa di prima in mezzo per Stankovic che ci arriva con la punta, ma non trova la porta. Due minuti dopo doppio cambio per Mourinho, che toglie in un colpo un innocuo SuperMario e un Santon stranamente a disagio sulla sua fascia preferita, per affidarsi all'esperienza di Vieira e Figo. Il terzo cambio arriva poco dopo, quando Julio Cesar, su una semplice uscita, si blocca toccandosi l'interno coscia ed è costretto a lasciare il posto a Toldo. Gran brutta notizia per tutti i tifodi nerazzurri, che 5 minuti dopo però esplodono di gioia per il rocambolesco episodio che, forse, vuol dire Scudetto.
Ibra riceve al limite, temporeggia per un attimo giochicchiando col pallone e attirando su di sé gli avversari, prima di premiare con un fulmineo destro-sinistro il taglio di Vieira. Il francese incespica goffamente, forse anche toccato da dietro, ma sull'uscita di Belardi la palla carambola sul piede di Isla che di piatto infila la propria porta.
L'Udinese si demoralizza, e forse inizia anche a pensare all'impegno in Uefa di giovedì, e l'Inter controlla senza particolari affanni almeno fino ai minuti finali, quando Pepe e compagni tentano un ultimo forcing che porta a un paio di angoli, e a un'ottima occasione sprecata di testa da Obodo. Finisce 1-0 per la capolista, che almeno per una sera avrà ottimi motivi per sorridere, anche se l'infortunio di Julio Cesar, unito a quello di Maicon, e l'inquietante vicenda Adriano confermano l'altra legge sempre valida: all'Inter, anche quando tutto va bene, c'è sempre qualcosa che rovina la festa.


Guido Guenci / Eurosport
payperuse.eu